Il Pinot Nero è un vitigno a bacca rossa che, per la sua storia, la complessità di allevamento e la resa dell’uva, è riuscito a imporsi in tutto il mondo come sinonimo di eleganza.
L’etimologia del nome è incerta. Tuttavia, il termine pinot sembra alludere alla pigna e, più nel dettaglio, a una piccola pigna. Quasi per metafora poetica, il nome evocherebbe alla mente le esigue dimensioni del grappolo e la sua forma, simile a una pigna.
Storia del Pinot Nero
La storia di questo vitigno inizia in una regione francese antica: la nobile Borgogna. La presenza di Pinot Nero in questi territori è certamente anteriore alla conquista romana avvenuta nel I secolo a.C., anche se, all’epoca, era forse conosciuto con altri nomi. Infatti, con molta probabilità, si trova già menzionata nello scrittore latino Plinio il Vecchio, che cita una non meglio nota Evanacea piccola diffusa nella Provincia Lugdunensis.
Poco più tardi, anche Lucio Giunio Columella, nel I secolo d.C., descrive un vitigno presente nella medesima area e molto simile a quello che noi conosciamo come Pinot Nero.
L’allevamento moderno di questo vitigno iniziò durante il dominio carolingio. In questo periodo, il Pinot Nero è noto con il nome Plant. Gli ordini monastici attivi in Borgogna ne selezionarono i migliori esemplari e li allevarono in appezzamenti di terreno che, per esposizione e natura, finirono per diventare una specificità del vigneto.
Nella stessa epoca e grazie all’attività dei monaci, nacque il caratteristico clos. Con questo termine s’intende una vigna circondata da muretti secchi in pietra. Questo accorgimento permette di avere un micro-clima ideale per le caratteristiche ampelografiche del Plant.
Nel 1374, la penna di Eustache Deschamps, poeta famoso per aver fissato i canoni della canzone a ballo, immaginò di passeggiare in un vigneto e, dopo essersi chiesto dove fossero i vini speciali di Beaune, di Poitou e Tounuz, cita i pynos, dando una nuova denominazione al vitigno Plant.
La prima presenza di Pinot Nero in Italia si registrò nel 1747, quando il conte Lodovico Bertoli, pubblicando Le vigne ed il vino di Borgogna in Friuli, testimoniava di alcune novità nel mercato vinicolo, indicando nella Borgogna il territorio da cui trarre ispirazione per produrre vini nuovi e nobili.
Agganciandosi all’intuizione del nobile friulano, Luciano Maffi, storico dell’economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, afferma che il Pinot giunge in Italia perché si volevano riprodurre i vini francesi.
Con la sua importazione, questo vitigno trovò il suo migliore territorio di produzione in Oltrepò. Qui, nel 1865, il Pinot Nero servì al Conte Giorgi di Vistarino e all’uomo d’affari Carlo Gancia per mettere a punto il primo spumante ottenuto con il metodo champenoise.
Cinque anni dopo, l’ingegnere Domenico Mazza di Codevilla, coadiuvato da un enologo rémois, perfezionò lo spumante Montelio.
Nel 1970, il Pinot Nero viene finalmente inserito nel Catalogo nazionale delle varietà di viti.
Geografia del Pinot
In Italia il Pinot Nero è stato piantato nelle zone del Trentino-Alto Adige (Bolzano e Trento), oltre che in Friuli (Udine, Gorizia e Pordenone), in Veneto (Verona, Vicenza, Treviso, Venezia) e, come già detto, nell’Oltepò Pavese.
Più esigua, invece, è la distribuzione del vitigno nel resto d’Italia, presente anche in Toscana, in Abruzzo, in Puglia e in Sicilia.Nel suo complesso, la superficie italiana vocata all’allevamento di Pinot Nero ammonta a 5050 ettari.
Denominazioni del Pinot Nero
Il marchio DOC del Pinot Nero caratterizza i vini prodotti in 26 province italiane sparse su tutto il territorio nazionale, con netta prevalenza dell’Italia Settentrionale.
Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna , detengono il titolo di produttrici di Pinot Nero di origine controllata. Le regioni dell’Italia centrale in cui si produce Pinot Nero DOC sono Toscana, Umbria e Marche, mentre nell’Italia meridionale, la distinta è presente in alcuni vini abruzzesi, pugliesi e siciliani.
La menzione di DOCG rimane ad Alessandria, Asti, Cuneo, e Brescia
Informazioni e curiosità sulla produzione di Pinot Nero
Le difficoltà di allevamento del vitigno derivano da una maturazione precoce e una vigoria moderata. Inizialmente si optò per una coltivazione tradizionale a pergola, ma ben presto ci si rese conto che l’uvaggio aveva una resa migliore se allevata a controspalliera.
Per i produttori italiani, ancora nel corso degli anni ottanta del secolo scorso, il mito della nobiltà dei vini borgognoni ha sempre ostacolato una eccellente distribuzione di Pinot Neri autoctoni. Come se ciò non bastasse, il Pinot presenta ostacoli viticoli che rappresentano una seria sfida per tutti i vignaioli e gli enologi. Forme d’allevamento sbagliate e terreni inadatti diedero come risultato dei vini scoloriti e privi di quella robustezza tipica del Pinot Nero.
Dopo le difficoltà dell’esordio, oggi la produzione di Pinot Nero ammonta a circa 170.000 ettolitri annui.
Caratteristiche ampelografiche del Pinot Nero
Il Pinot Nero ha una foglia di grandezza media, di forma orbicolare e trilobata. Il suo grappolo, mono-alato, è compatto, corto e cilindrico, mentre la sottile buccia pruinosa dell’acino, di piccole dimensioni, ha un colorito violaceo tendente al nero.
Caratteristiche degustative del Pinot Nero
Odio e amore degli enologi di tutto il mondo, il Pinot Nero presenta proprietà organolettiche uniche nel panorama delle degustazioni.
Il colore, rosso rubino chiaro, preannuncia un’analisi olfattiva pregna di note fruttate, tra cui spicca, principe tra gli odori, il caratteristico ammandorlato. Il sentore di crosta conferisce una prolungata Persistenza Aromatica Intensa (PAI).
Abbinamenti tipici consigliati
Il Pinot Nero ha un gusto complesso ma certamente versatile. Restituisce il massimo del suo potenziale se bevuto come accompagnamento a pietanze con ingredienti terrosi e minerali, come funghi e tartufi. Da non sottovalutare, poi, l’abbinamento di Pinot Nero con il ragù di carne.