La cantina A Mano, creata da Mark Shannon ed Elvezia Sbalchiero, nasce basandosi sul concetto alla base dei social network e piu precisamente è la connessione tra individui tra cui sussiste e si rafforza un legame sociale.
L’azienda A Mano è un produttore di vini con sede nel comune di Gioia del Colle, in provincia di Bari, nella regione Puglia.
Il concetto alla base di A Mano è semplice: all’interno del triangolo del Primitivo – tra Torricella, Sava e Manduria, area appena sotto Taranto – dove Mark seleziona le uve di chi coltiva questa terra da generazioni e le usa per creare il suo vino, senza ad oggi possedere un singolo vitigno. All’interno delle sue bottiglie confluiscono la cultura e la tradizione che hanno stregato lui ed Elvezia, convincendoli a lasciare la California e il Friuli per trasferirsi e lavorare in quella terra – la Puglia – dove l’uva sa “parlare”.
La cantina A Mano non opera sulla necessità di produrre ogni anno lo stesso quantitativo di vino. “Se l’uva non è all’altezza, non si vinifica”, la filosofia di base dell’azienda per la loro. Dato che la Puglia è una regione molto grande, possono selezionare le uve migliori in base all’andamento climatico. Per questo stesso motivo non è detto che ogni anno possiate comprare gli stessi vini da A Mano.
Ad esempio per i bianchi e i rosati, che sono costituiti da blend, possiamo cambiare gli uvaggi, e quindi la struttura di base del vino. Nel 2014 (annata particolarmente disastrosa per il vino italiano, con soli 41 milioni di ettolitri prodotti, un calo nella produzione del 12% – dati Coldiretti, ndr.) non hanno prodotto né il Negramaro né il Primitivo. Furuno imbottigliati i vini bianchi, rosati e il Primitivo appassito. La Riserva, ad esempio è stato prodotta solo 6 volte in 17 anni di storia dell’azienda, perché le vigne del conferitore di queste uve, vicine al mare, non ha sempre il prodotto perfetto per creare questa bottiglia.
Selezione delle uve “social“, valutazione del prodotto “sensoriale“, ma non solo. La vera innovazione di A Mano sta nell’aver tradotto il tradizionale Primitivo, che nella sua formula originale arriva anche a toccare i 15 gradi, in un vino da 13,5 gradi, elegante e bevibile senza troppi mal di testa. Cosa che potrebbe anche far storcere il naso agli amanti di questo prodotto. Ma si sa, tradurre è anche un po’ tradire. “Noi vogliamo fare un vino pulito, facile da bere, cercando di distaccarci dal tradizionale vino che si fa qui. Per ottenere questo risultato, facciamo vinificazione a freddo, processo che permette di esaltare al massimo le caratteristiche della fragranza dell’uva. Mentre nella maggior parte dei vini si avverte sentore di fruttati maturi, quasi cotti, nei nostri vini si sente l’odore di frutta fresca”, spiega Cicala. Inoltre per la fermentazione dei vini A Mano non viene utilizzato il legno, materiale che andrebbe a danneggiare il profumo caratteristico delle uve selezionate. Si vinifica solo in serbatoi d’acciaio.
“I profumi del legno si possono sentire in moltissimi vini, prodotti anche a migliaia di km di distanza. Invece ciò che si sente nei nostri, proviene dalla terra, dall’uva, dalla vigna, dalla Puglia”.