L’area di produzione del Pinot nero dell’Oltrepò Pavese DOC si colloca all’interno del bacino padano, delimitato dalle catene alpina ed appenninica e con una apertura principale verso est; in particolare la fascia collinare pavese si inserisce nella fascia appenninica che dal Piemonte si spinge verso l’Emilia-Romagna. L’Oltrepò Pavese è un lembo collinoso a sud della Lombardia noto per essere il punto d’incontro di quattro regioni: Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna. Tale peculiare caratteristica rende l’Oltrepò Pavese ricco di culture, lingue, tradizioni e cucine differenti, ma ben integrate tra loro.
La prima testimonianza di presenza della vite nel territorio testimonianza deriva dal reperto di un tralcio di vite, risalente ai tempi preistorici, trovato nei pressi di Casteggio. All’Oltrepò Pavese viene attribuita l’invenzione della botte, nel I.sec.a.C. L’Oltrepò Pavese vitivinicolo attuale trova le sue radici nel secolo scorso, come conseguenza dei danni portati dalla fillossera, e nel rinnovamento globale del mondo vinicolo italiano di quel periodo. Nel 1884 l’Oltrepò Pavese vantava ben 225 vitigni autoctoni, mentre oggi sono circa una dozzina quelli di maggior diffusione, tra cui il Pinot nero. Nonostante tale decimazione, il panorama vinicolo oltrepadano è ancora molto ricco e nel 1970 il vino Pinot nero vinificato in rosso è stato riconosciuto come tipologia all’interno della DOC Oltrepò Pavese e successivamente riconosciuto come DOC a sè stante.
La DOC Pinot nero dell’Oltrepò Pavese è riferita ad un unico vino, rosso fermo, anche nella tipologia riserva. Dal punto di organolettico alla vista si presenta rosso rubino
più o meno intenso con sfumature amaranto e un’unghia aranciata; al naso intenso, netto con sentori di marasca, ribes nero, bacche di bosco, funghi secchi, prugna matura e frutta macerata in alcol, speziato; in bocca vellutato, fruttato, molto equilibrato, di struttura medio buona, morbido, caldo, dotato di persistenza aromatica e leggermente amarognolo.