Vitigni Emilia Romagna: quali sono le varietà e dove trovarle

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L’Italia è una delle nazioni con maggior produzione di vino e soprattutto vino di alta qualità. Ogni regione ha le sue eccellenze e tutte meritano di essere esplorate ed approfondite, per riuscire a comprendere appieno da dove arrivino e l’evoluzione che ha portato i vini italiani a essere tra i più rinomati. 

L’ottima qualità deriva per la maggiore dalla tipologia di vitigni, punto di partenza per la produzione di ogni buon vino, e in questo articolo approfondiremo in particolare la storia e quali sono i migliori vitigni dell’Emilia Romagna.

Questa regione ne presenta infatti molte varietà tra le più famose e risulta estremamente interessante esplorare le zone vitivinicole emiliane, per riuscire a scoprirle tutte e comprendere quale sia il processo di produzione che porta alla luce grandi nomi come il Lambrusco o il Sangiovese.

La storia vinicola dei vitigni autoctoni dell’Emilia Romagna

Il Lambrusco risulta essere uno dei vitigni più antichi della regione Emilia Romagna, infatti le prime testimonianze riguardo la sua coltivazione risalgono al periodo preromano, con Plinio il Vecchio.

Nello scritto Naturalis Historia, un’enciclopedia naturalistica, vengono riportate infatti le caratteristiche del Lambrusco, che al tempo era chiamato Vitis Lambrusca e che già veniva utilizzato per la produzione di vino. 

Le scoperte archeologiche relative al VII secolo a.c. confermano che effettivamente in quel periodo gli abitanti di queste terre si dedicassero alla viticoltura, come si poteva intuire dagli scritti di Plinio il Vecchio. 

Successivamente nella zona di Ferrara l’ordine dei Benedettini diede modo di incentivare la viticoltura, dando origine a Bosco Eliceo, adesso decretata zona di denominazione di origine controllata dalla disciplinare di produzione integrata dei vitigni. 

Le testimonianze riguardo a produzioni successive sono numerose, fino a quando nel 1800 non vi fu l’arrivo della fillossera, parassita che portò la viticoltura quasi all’estinzione e che segnerà anche in queste terre un arresto della coltivazione dell’uva in tutte le sue zone tranne che nel territorio di Bosco Eliceo. 

Pare infatti che le varietà di uva Fortana non siano colpite dal parassita, come le più famose varietà di uva americana, e per questo poterono essere usate per gli innesti di altre varietà, producendo vitigni sempre più resistenti all’attacco della fillossera e portando nuovamente queste zone a brillare nella loro produzione vinicola. 

I vitigni dell’Emilia Romagna autoctoni più famosi

La lunga storia viticola dell’Emilia Romagna ha portato perciò alla formazione di vitigni ad oggi di spiccata nomea. Di seguito riportiamo alcuni dei nomi più famosi. 

Trebbiano Romagnolo

Uno dei vitigni dell’Emilia Romagna più diffusi, in particolare nella zona di Bologna. È un vitigno a bacca bianca con una grandissima resa, che ha fatto perciò di questa particolare uva una delle più utilizzate nella produzione di vino. 

Ha un germogliamento tardivo, una notevole vigoria e può essere coltivato praticamente su qualsiasi terreno. È inoltre molto resistente allo iodio e al marciume, ma ha una notevole debolezza alla peronospora. 

Sangiovese

Il Sangiovese è uno dei vitigni più diffuso in tutta Italia e che non rientra in realtà tra le esclusive dell’Emilia Romagna, ma ne prende comunque un enorme parte e per questo merita una menzione. 

Si tratta di un vitigno a bacca nera con elevata produttività, tanto che i coltivatori sono spesso costretti ad adottare tecniche scrupolose per mitigare la sua irruenza. 

L’uva del Sangiovese ha maturazione tardiva e un’ottima capacità di adattarsi a moltissimi terreni, anche se preferisce quelli con una buona percentuale di sedimenti calcarei.

Ha un’elevata sensibilità alle muffe, soprattutto nelle zone umide e molto piovose, ma resta altamente resistente e per questo è così tanto diffuso.

Lambrusco Salamino

Il Lambrusco, abbiamo visto, è uno dei vitigni più antichi e nel tempo ha dato vita a moltissime varietà diverse: il Lambrusco Salamino è uno dei più diffusi.

Si presenta in grappoli di piccole dimensioni, di forma cilindrica, lunghi intorno ai 10 centimetri e di densità particolarmente compatta. 

Gli acini, di colore blu nerastro, si presentano di forma sferica e dimensione straordinariamente variabile, tanto che è difficilissimo trovarne uno uguale all’altro, persino sullo stesso grappolo. 

È un vitigno molto vigoroso e produttivo, con rese alte, regolari e una maturazione ideale che di solito avviene intorno i primi giorni di ottobre.

Ancellotta

Anche l’Ancellotta è un vitigno a bacca nera, coltivato soprattutto nella provincia di Reggio Emilia, dove rappresenta uno delle maggiori produzioni. 

La buccia degli acini ha un’altissima concentrazione di antociani che ne caratterizza la grande capacità di colorazione, per questo l’Ancellotta viene usato principalmente per donare colore a vini rossi, mischiato ad altri tipi di vitigni. 

La sua incredibile capacità di pigmentazione l’hanno portato inoltre ad essere largamente usato anche all’esterno delle produzioni viticole, in ambito alimentare, come colorante naturale. 

Croatina

La Croatina è un vitigno a bacca nera con un grappolo molto grande, conico, alato e allungato. L’acino è invece di media grandezza, sferico o sferoidale, solitamente regolare, con buccia pruinosa e spessa. 

L’epoca di maturazione è medio tardiva e chiede una vendemmia che va generalmente da fine settembre a inizio ottobre. 

Raramente viene vinificato da solo, ma spesso è invece abbinato ad altri tipi di vitigni e il vino che ne deriva è solitamente amabile, fruttato e floreale, con sapore asciutto e non molto acido. 

Pignoletto

Infine, il Pignoletto è uno dei vitigni dell’Emilia Romagna più tipici, coltivato soprattutto sui Colli Bolognesi, tanto da esserne il loro rappresentate. 

È un vitigno a bacca bianca che viene spesso prodotto in purezza, soprattutto perché secondo il disciplinare i vini che ne derivano non possono avere meno dell’85% di queste uve. 

Il vino Pignoletto che ne deriva ha un colore paglierino e versioni sia classiche, frizzanti, che spumanti. Ha un aroma molto complesso dove è possibile distinguere il mughetto, ma anche la pesca bianca, il pompelmo, lo zenzero, il pepe bianco e molte altre note floreali. 

Il sapore ne risulta leggero, fresco e sapido, con una nota finale di mandorle e agrumi. Tutte queste caratteristiche portano il Pignoletto a essere un vino perfetto per accompagnare il pesce o dei salumi. 

Conclusioni

L’Italia è una delle nazioni con più alta produzione di vino e soprattutto vino d’eccellenza e qualità. Tra le sue regioni, l’Emilia Romagna presenta molti vitigni degni di nota e che hanno portato nel tempo alla produzione di vini di notevole fama.

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