Peronospora della vite, di cosa si tratta

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Tra le malattie peggiori che possono colpire i vitigni, sicuramente spicca la famosa peronospora della vite causata dal fungo Plasmopara viticola. Soprattutto nella tarda primavera e l’inizio dell’estate, questo patogeno può cominciare a svilupparsi e a creare i problemi maggiori.

I suoi attacchi possono portare addirittura alla riduzione dell’attività fotosintetica, a causa dei danni estesi che può causare a quasi tutti gli organi erbacei della pianta, penetrando nei tessuti e provocando delle aperture stomatiche

Si può ben immaginare, quindi, che nonostante esistono diverse malattie per la vite, questa possa di certo rientrare a pieno titolo nelle più pericolose.

Se si vuole evitare una drastica riduzione del raccolto, è dunque importantissimo partire da una conoscenza approfondita di questo fungo e da una buona strategia di difesa di tipo preventivo. Ma vediamo nello specifico di cosa parliamo e quali sono le cose principali da conoscere.

La peronospora della vite, cos’è e come riconoscerla

Per chi non la conoscesse, si tratta, come già accennato, di un fungo patogeno strettamente legato alla vite e originario dell’America. Un problema segnalato già nel 1834 e arrivato qui da noi in Europa attraverso piante provenienti da quelle zone che furono utilizzate per sostituire i vigneti colpiti allora dalla fillossera.

In particolare, nel Nord Italia, nel Sud Italia e nelle isole, la peronospora della vite si è rivelata molto pericolosa, trovando più difficoltà a far danni solo nei mesi più caldi grazie alla scarsità delle piogge.

Riconoscere la peronospora della vite sul grappolo non è per fortuna difficile. I danni arrecati, infatti, sono principalmente legati alla defogliazione e alla perdita dell’intera produzione.

In particolare, si può assistere a un deperimento delle foglie, dei grappoli, così come dei germogli o dei tralci. Se si presta attenzione alle foglie colpite, ad esempio, si potrà assistere a tipiche macchie a olio, soprattutto delle prime infezioni primaverili, dove l’umidità elevata e le temperature miti giocano un ruolo fondamentale, oppure a macchie a mosaico, legate principalmente a foglie più vecchie. 

Per quanto riguarda la prima tipologia, le chiazze possono presentare una forma tondeggiante e cambiare tonalità dal verde al giallastro. La parte superiore della foglia, poi, avrà un aspetto traslucido ed edematoso, mentre quella inferiore potrebbe presentare un feltro miceliare biancastro in corrispondenza delle macchie.

Nel secondo caso, invece, si assisterà ad attacchi più tardivi in piena estate e saranno coinvolte anche le femminelle. Le macchie a mosaico, nello specifico, si manifestano con piccole macchie clorotiche e necrotiche localizzate in prossimità delle nervature. 

Per quanto riguarda la peronospora della vite su grappolo, invece, si potrà notare una deformazione della parte terminale ad uncino e una tipica colorazione brunastra.

Infine, per germogli e tralci, avremo allessature, imbrunimenti con portamenti contorti e la comparsa di muffa bianca o lesioni dei tessuti corticali e piccoli cancri.

La peronospora della vite, come curarla per evitare danni ingenti

Sono tanti i prodotti in commercio contro la peronospora della vite. Si va, infatti, da metodi chimici, ai meccanici fino ad arrivare a quelli biologici.

La cosa certamente più importante è partire dalla prevenzione. Prima di arrivare alla completa fioritura delle viti, infatti, bisogna già pensare a interventi tempestivi basati sulla previsione delle piogge. È fondamentale anche ricorrere a prodotti ad azione preventiva di copertura o a bassa dilavabilità prima dello scadere del periodo di incubazione.

Una volta arrivati al momento della prefioritura fino ad arrivare a quello dell’allegagione, invece, bisognerà preparare interventi di tipo cautelativo con intervalli basati sulle condizioni meteorologiche.

Infine, una volta arrivati all’allegagione e successivamente bisognerà predisporre interventi con prodotti di copertura, privilegiando in questo caso i prodotti a base di rame.

Il rame, in particolare, è un fungicida difficilmente sostituibile in agricoltura biologica. In generale, fungicidi a base di solfato di rame, composti di rame con ossigeno, poltiglia bordolese, ossicloruro di rame, peptidato di rame, idrossido di rame, cloruro di rame o cloruro rameoso, si sono rivelati utilissimi nella lotta a questo fungo.

Ricordiamo, d’altronde, che quando si parla non solo di peronospora della vite e i suoi rimedi, ma anche in tantissimi altri casi, i fungicidi microbiologici possono essere di fondamentale importanza.

Alcuni funghi o batteri, infatti, possono essere usati per proteggere dai patogeni infestanti. Parliamo, ad esempio, del Bacillus licheniformis, che è in grado di produrre delle sostanze volatili nocive al patogeno, oppure dello Streptomyces e del Bacillus subtilis, che possiedono entrambi ottime capacità di lotta alla peronospora.

Il Fusarium proliferatum, infine, può aiutare a ridurre la produzione di sporangi e prevenire così la sporulazione del patogeno. Ad oggi, anche se non esistono ancora fungicidi microbiologici attivi contro la peronospora della vite, è comunque possibile utilizzare microrganismi utili a inibire la germinazione degli sporangi e delle spore e a ridurne così l’infezione. 

Lotta chimica, meccanica e agronomica, cosa sapere

Non dimentichiamo che è importantissimo conoscere, poi, tutti gli strumenti e le azioni che possono aiutare a preservare le proprie piante. Se, infatti, la lotta meccanica, che si basa sulla distruzione delle foglie infette, dà di per sé scarsi risultati, combinata con la pratica agronomica può comunque permettere il contenimento della malattia.

Nella pratica, è importante appunto anche prevedere una potatura del verde adeguata, così come eventuali forme d’allevamento alte da terra e la riduzione dei ristagni idrici. Inoltre, non dimentichiamo di asportare, quando necessario, le femminelle dalla porzione basale dei tronchi e di eliminare i vigneti abbandonati.

Non è da escludere, poi, che nei terreni ricchi di sostanze organiche e con una flora batterica molto attiva, possa avvenire una decomposizione delle foglie a terra accelerata e, di conseguenza, una maggiore difficoltà alla maturazione delle oospore.

Per quanto riguarda la lotta chimica, infine, sono disponibili prodotti di copertura che vanno distribuiti prima della pioggia infettante, citotropici, meno dilavabili dalle piogge, o endoterapici sistemici, che entrano in circolo nella pianta.

Per concludere, non dimentichiamo che tra i prodotti di copertura, il solfato di rame, in particolare, presenta davvero un ampio spettro d’ azione e limita numerosi batteri e funghi.

È importante però sapere che, se usato in modo eccessivo, si corre il rischio di diminuire l’attività biologica nel suolo e di aumentare invece la tossicità all’ambiente acquatico e la fitotossicità sulle piante con clorosi, con una conseguente crescita stentata.

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