Packaging vino: non solo bottiglia di vetro
Attualmente, sempre più le alternative del packaging vino si discostano dal classico vetro e sperimentano materiali e forme diversi: dal sughero al legno, ad esempio, o per quanto riguarda il design, la sperimentazione di linee che vanno dall’astratto al barocco.
Chissà come queste varietà di packaging dedicato alla bevanda di Bacco avrebbero cambiato la celebre “Ode al vino”, di Pablo Neruda, laddove descrivendo la sua personale wine esperience il poeta declamava “Amo sulla tavola, quando si conversa, la luce di una bottiglia di intelligente vino“!
Il packaging vino: a cosa serve
Il packaging dedicato a contenere questa bevanda ha molte funzioni, oltre, naturalmente, a renderne agevole il trasporto e a contribuire in modo considerevole e a volte decisivo, all’aspetto comunicativo e di marketing.
Ad esempio, il packaging ne preserva la qualità impedendo sia a elementi dannosi come ossigeno e luce di intaccarne le caratteristiche a livello di gusto e di olfatto, sia ai composti aromatici del vino di disperdersi.
La conservazione del vino, in particolare una volta aperto (leggi il nostro articolo), come abbiamo visto, rileva alcuni problemi.
Ecco perché materiali e forme innovative dedicate al packaging vino devono avere proprietà che comunque ne conservino e ne esaltino le caratteristiche organolettiche.
Due sono i packaging vino che attualmente sono sotto i riflettori.
Dalla bottiglia di vetro al packaging alternativo nel settore vinicolo
I primi utilizzi del vetro come materiale dedicato a contenere la preziosa bevanda per il vino sono stati datati nel lontano 1600 a.c in Mesopotamia, dove resti archeologici hanno dimostrato l’uso di questo (per allora molto prezioso) elemento.
E’ però durante l’Impero Romano che l’uso del vetro e contemporaneamente della sinuosa forma a bottiglia si diffondono.
Da allora fin quasi ai giorni nostri il packaging dedicato al vino è rimasto quasi inalterato, rimanendo il vetro l’unico e incontrastato materiale utilizzato nel settore vinicolo fino all’inizio del secolo scorso.
Da li, in pochissimi decenni sono nati packaging alternativi per il vino, che sostituiscono sia il materiale ovvero il vetro, sia il design ovvero la forma a bottiglia a cui siamo abituati da sempre.
Attualmente i packaging dedicati al settore wine alternativi alla questi due componenti (materiale e forma) sono riassumibili in due grandi categorie.
BAG in BOX: il vino in cartone
La Bag in Box (il cui acronimo, BIB, è sempre più diffuso) a volte è indicato come ”vino in cartone”.
In realtà la BIB è composta da uno o due sacchetti interni, un contenitore rigido esterno e un rubinetto o un beccuccio per permettere di spillare direttamente il vino.
Anche senza essere degli esperti, è risaputo che il vino non deve entrare in contatto con l’ossigeno, che ne rovina a lungo andare tutta la struttura.
Ecco perché lo spazio che rimane nel sacchetto interno, dopo aver provveduto al riempimento del vino in ambiente sottovuoto, viene saturato di azoto: questo procedimento consente di eliminare ogni traccia di ossigeno e impedisce, nello stesso tempo, che il contenitore collassi letteralmente su se stesso.
Inoltre, i modelli più recenti hanno aumentato la resistenza alla permeabilità all’ossigeno dotando il rubinetto di valvole che ne permettono una ancor maggior sicurezza.
L’idee della BIB venne a un produttore australiano, Tom Angove, che, negli anni 50, pensò di utilizzare lo stesso procedimento applicato per lo stoccaggio dell’acido delle batterie per auto che, pur per motivi differenti rispetto al packaging dedicato al vino , doveva assicurare una perfetta conservazione e tenuta stagna del prodotto ivi contenuto.
La Bag in Box ha però rilevato anche dei limiti nel suo utilizzo. Infatti, nel medio lungo periodo alcune ricerche hanno rivelato che l’ossigeno riesce comunque a oltrepassare le barriere dei materiali con cui questo tipo di packaging è costruito.
Inoltre, esiste la concreta possibilità che alcuni dei composti del vino si trasferiscano sulla superficie del sacchetto interno.
Nonostante questo, comunque, il consumo di vino in BIB secondo le ultime ricerche di mercato è aumentato considerevolmente sia negli Stati Uniti sia in Europa, in particolare durante il recente periodo di pandemia.
Un packaging vino dal design “metallico”: il vino in lattina
In Italia non siamo molto abituati al design di una lattina come packaging del vino. Eppure, il primo vino in lattina nasce negli anni 30: quasi un secolo fa!
Come si crea una lattina adeguata a contenere del vino?
Pur essendo l’alluminio un materiale inerte, le lattine destinate al packaging del vino sono rivestite a più strati di un particolare componente che evita ogni possibile contatto con il metallo da parte del vino, il cui ph acido potrebbe corrodere l’interno della lattina.
Inoltre, proprio come nel caso della BIB, lo spazio rimanente tra il vino e il packaging in alluminio viene colmato di azoto.
Ecco che possiamo gustare il nostro vino in un packaging con un design meno comune rispetto alla classica bottiglia, almeno per il mercato italiano!
I vantaggi che ha una lattina di vino rispetto al vino contenuto in un packaging più tradizionale sono :
- la facilità di trasporto e la leggerezza, due caratteristiche che rendono le fasi legate alla logistica più semplici rispetto, ad esempio, al trasporto di una bottiglia di vetro, la cui fragilità è causa di processo complesso e costoso;
- la sostenibilità ambientale. L’alluminio è un materiale facilmente riciclabile e la produzione di una lattina ha un impatto ambientale inferiore rispetto a quello di una bottiglia di vetro;
- la possibilità di bere il vino direttamente dalla lattina, che ne fa un perfetto packaging, ad esempio. per grandi eventi sportivi, parchi, concerti , o più semplicemente per casalinghe feste all’aperto o picnic, in alternativa alla classica birra in lattina;
- la quantità di vino contenuta nella lattina ne fa praticamente un packaging monodose.
Come anche nel caso della BIB, la lattina come packaging presenta anche alcuni limiti, dovuti alla perdita delle caratteristiche del vino.
Comunque, pur essendo un mercato fortemente di nicchia, la lattina di vino come packaging alternativo si sta diffondendo e sta crescendo con percentuali molto più molto importanti rispetto ad altri segmenti di mercato legati al vino e al suo packaging.
Materiali e design alternativi per il packaging vino: cosa ne pensa il consumatore davvero?
In una recente ricerca condotta nel 2020, il 91% degli intervistati ha dichiarato di guardare con favore al tentativo dei produttori di vino di inserire sostenibilità e basso impatto ambientale durante il processo di produzione, incluso anche la parte stoccaggio e di packaging, pur coscienti che questo potrebbe comportare un prezzo più elevato al consumatore finale.
In realtà, altre ricerche hanno rivelato come la percezione della qualità del vino contenuto in un packaging alternativo si orientasse mediamente verso un livello ben inferiore rispetto alla percezione della qualità dello stesso vino, ma contenuto nella classica bottiglia di vetro.
In più, nonostante il suo elevato impatto ambientale, il vetro sembra essere comunque il mezzo migliore per conservare intatte tutte le caratteristiche che fanno di un vino una vera e propria wine experience.