Inerbimento del vigneto

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L’inerbimento del vigneto è una tecnica agronomica molto efficace e che ha visto, soprattutto negli ultimi decenni, una diffusione assai notevole anche per quanto riguarda le zone più piovose. Qui, infatti, la difesa dall’erosione del suolo delle vigne nei pendii resta un tema di fondamentale importanza.

Questa pratica adottata in modo particolare nel Nord Italia, ma ormai popolare in tutta la nostra penisola, sia per quanto riguarda i vigneti che i frutteti, permette di gestire il suolo con un impatto ambientale molto basso e di controllare le piante infestanti negli interfilari, ovvero gli spazi tra i filari di viti, grazie a una copertura erbosa.

Un metodo quindi alternativo e sicuramente più sostenibile sia dal punto di vista economico che ambientale. Cerchiamo qui di seguito di illustrarne caratteristiche e vantaggi, così da poter dare uno sguardo in più al vasto mondo del vino, grazie a questo e molti altri articoli interessanti.

In cosa consiste l’inerbimento del vigneto

Per cominciare cerchiamo di capire nella pratica in cosa consiste davvero questa particolare tecnica. Nello specifico, si tratta di rivestire il terreno dove sono posizionate le viti con una copertura erbacea, che andrà periodicamente controllata e regolata con degli sfalci.

Esso può essere di due tipi:

  • spontaneo, quando la copertura viene fatta crescere senza alcun intervento;
  • artificiale, quando questa viene ottenuta seminando un miscuglio di quattro o cinque specie di graminacee, con l’aggiunta di una certa percentuale di leguminose.

Come possiamo immaginare, entrambe le opzioni presentano dei pro e dei contro da considerare. La prima, infatti, se da un lato ha costi economici quasi nulli, dall’altro potrebbe risultare in un certo grado di competitività da parte delle erbe nate verso le viti.

Nel secondo caso, invece, la soluzione sarà di certo più dispendiosa, ma potremo assicurarci di ottenere un manto erboso specifico, resistente al calpestio e utile per la lotta agli infestanti.

L’importante, qualunque sarà la scelta, sarà però ricordarsi di mettere in conto le proprie esigenze e le caratteristiche del vigneto, prediligendo comunque varietà basse che non possano interferire con la crescita delle viti. Sarà buona norma, inoltre, accertarsi anche che i semi acquistati abbiano tutte le certificazioni biologiche necessarie.

Quali erbe possono essere utilizzate

Se abbiamo deciso di selezionare delle erbe ben precise, così da ottenere un ottimo inerbimento del vigneto, allora non possiamo che seguire i consigli degli esperti e seminare solo delle particolari essenze erbacee. Ecco quali sono le erbe che non possono mancare nel nostro vigneto:

  • festuca arundinacea, una graminacea rustica e che si adatta bene un po’ a tutte le tipologie di terreno, ancor meglio se fertili. Grazie alla sua resilienza, resiste molto bene agli sfalci e mantiene un’ottima durata nel tempo, riuscendo inoltre anche a frenare la vigoria delle piante. Attenzione però all’apporto d’acqua che dovrà essere considerevole;
  • festuca ovina, particolarmente adatta ai terreni siccitosi;
  • festuca rubra, un’erbacea ottima per terreni all’ombra, ma non per quelli siccitosi. Resiste bene alle temperature basse, necessita di pochi sfalci e può arrivare a perdurare fino a 10 anni;
  • trifolium repens, conosciuta con il nome di trifoglio. Questa leguminosa è particolarmente adatta a suoli argillosi e calcarei e molto utile per migliorare la fertilità e la struttura del suolo, riuscendo ad apportare azoto al terreno. Chi sceglie di realizzare l’inerbimento del vigneto con il trifoglio, riuscirà quindi a ridurre sensibilmente l’impiego di concimi azotati;
  • poa pratensis, una graminacea di lunga durata e con un lento periodo d’instaurazione. La sua naturale resistenza e la grande capacità di produzione di rizomi la rendono particolarmente adatta al calpestio e a richiudere i vuoti lasciati dalle altre specie.
  • iolium perenne, erbacea utilizzata spesso nei miscugli di semi e molto adatta ai terreni caratterizzati da un clima umido, non adatta invece a temperature basse o allo scarso apporto idrico. Sopporta bene il calpestio e la veloce germinazione ne assicura una copertura rapida e una buona protezione del terreno, anche dalle infestanti. La sua durata è però breve. 

Come realizzare un corretto inerbimento del vigneto biologico

Per un corretto inerbimento del terreno si possono scegliere più periodi dell’anno, ma di certo quello più consigliabile resta da metà settembre a fine ottobre e da fine gennaio fino a metà marzo.

La prima cosa da fare sarà quella di seminare il tutto in modo uniforme su tutta la superficie del terreno, sia che lo si faccia a spaglio, sia alla volata e poi far scendere i semi a circa due centimetri di profondità tramite un rastrello o un rullo.

Subito dopo la fioritura, sarà importante effettuare un primo sfalcio e un secondo dopo circa 15 giorni. Ciò consentirà al terreno di immagazzinare tutti gli elementi nutritivi necessari e di ricreare il giusto equilibrio naturale nel vigneto.

L’erba tagliata, infatti, creerà una vera e propria pacciamatura, che proteggerà le radici delle viti dal caldo e trasferirà al terreno molte sostanze nutritive.

I vantaggi di questa tecnica agricola

I vantaggi di un inerbimento del terreno fatto bene sono tantissimi, molti più di quelli che si possono immaginare, tanto da influire non solo sulla coltura, ma anche sulla buona riuscita del vino. Ma vediamone qui di seguito alcuni dei più importanti.

  • Un risparmio economico e di tempo, con questa procedura potremmo permetterci meno lavorazioni del terreno e quindi meno gasolio e meno manodopera.
  • Il miglioramento della struttura del terreno e un minore ristagno idrico, come abbiamo già visto, infatti, più sostanze organiche aiuteranno a rendere il suolo più compatto, poroso e in grado di assorbire acqua. Tutto ciò, unito a una migliore aerazione beneficerà le viti, che cresceranno forti e sane.
  • Meno concimazioni organiche, la pacciamatura naturale, infatti, migliorerà le quantità di fosforo e potassio e il manto sarà così più stabile e compatto.
  • Un aumento della portanza, l’inerbimento del vigneto migliorerà la portanza stessa del terreno, ovvero il poter sostenere il passaggio delle macchine agricole.
  • Una maggiore vigoria delle piante, la presenza di una coltura principale e del manto erboso porterà a una competizione che rinvigorirà le stesse viti.

Per concludere, non possiamo dimenticare che non sarà solo il nostro vigneto a beneficiare di tutti questi vantaggi, anche l’ambiente infatti ne gioverà. Oltre a un rispetto maggiore per ciò che ci circonda e un’attenzione diversa per i prodotti utilizzati, la presenza permanente del manto erboso favorirà la biodiversità, garantendo la presenza degli insetti utili e dannosi. Già questo equilibrio biologico da solo diminuirà gli interventi in difesa delle colture.

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