Oltre ai bianchi, rossi e rosati, esiste una quarta categoria di vini: si tratta degli orange wines, così chiamati perché contraddistinti da un insolito colore sulle tonalità dell’arancione. Questo particolare vino è portatore di una storia unica, e la storia delle sue origini così affascinanti si sta diffondendo solamente negli ultimi anni.
Cosa sono gli orange wines?
Con il termine inglese “orange wines” vengono definiti quei vini prodotti da uve a bacca bianca o bacca grigia, che affrontano un processo di vinificazione che giustifica il loro peculiare colore arancione, sicuramente poco consueto per un vino da tavola.
Il loro processo di vinificazione prevede una lunga macerazione, che permette al mosto di arricchirsi di sostanze presenti nei vinaccioli e nelle bucce, impreziosendosi così di tannini, componenti aromatiche e polifenoli. Facendo macerare per lunghi periodi i mosti insieme ai lieviti, questi ultimi piano piano si depositeranno sul fondo, rilasciando sostanze di diversa natura. Ne risulta un vino molto ricco sia dal punto di vista olfattivo che in gusto, di cui il peculiare colore arancione è solo la prima delle caratteristiche distintive.
Naturalmente, le sue connotazioni organolettiche dipendono da molti fattori, come il tempo di contatto con le bucce e quindi la durata della macerazione, il tempo ed il tipo di affinamento, oltre chiaramente al vitigno di origine.
Gi orange wines sono anche molto più longevi rispetto agli altri vini, e maggiormente strutturati dei bianchi, caratterizzati da profili olfattivi molto diversi. La forte presenza di tannini, rende infatti i vini di colore arancione particolarmente muschiati, con note ossidative intense, che richiedono l’accostamento di piatti dal sapore deciso.
La tonalità dell’arancione spaziano in un range molto ampio, che va dall’ambra al giallo-arancio, passando per una serie di sfumature più o meno intense, a seconda della lunghezza del periodo di macerazione.
La storia degli orange wines
Questi vini, come accennato precedentemente, hanno origini molto antiche, anche se si stanno facendo conoscere meglio solo negli ultimi anni. L’inizio della storia degli orange wines coincide proprio con la scoperta delle prime pratiche di vinificazione, quando ancora si facevano macerare i vini in anfore di terracotta.
Dal punto di vista geografico, ci troviamo nell’area del Caucaso, in una regione a metà fra Asia ed Europa: la Georgia, un paese caratterizzato da un grande patrimonio artistico e architettonico, ricco di paesaggi alpini di singolare bellezza. Qui, fin dai primordi della vinificazione, si sono utilizzati processi di macerazione molto lunghi, che davano vita a vini dal gusto molto interessante e ricchi di sfumature olfattive, proprio come gli orange wines.
Le anfore di terracotta, appositamente scelte per il loro materiale poroso, erano utilizzate per esaltare al meglio i sapori e, a tale scopo, venivano interrate, per evitare che la fermentazione venisse esposta a forti sbalzi termici. In questo modo, ed evitando l’utilizzo di conservanti, il mosto si arricchiva di tannini, che hanno anche il compito di far durare il vino più a lungo.
In Italia, la nascita degli orange wines viene associata al nome di Josko Gravner, che per primo adottò le tecniche di vinificazione georgiane, cominciando a produrre vini macerati. Egli fece le sue prime sperimentazioni nella zona del Collio Goriziano, su vitigni di ribolla gialla, e diffuse questo tipo di metodologia a tutta Italia, anche se il Friuli rimane tutt’oggi la regione a più alta produzione di orange wines.
Il profilo olfattivo e gustativo degli orange wines
Gli orange wines sono vini molto affascinanti che colpiscono a prima vista per il loro particolare colore ma, una volta assaggiati, è allora che regalano sensazioni davvero piacevoli, sprigionando un profilo aromatico unico.
La lenta macerazione, permettendo un lungo contatto con i lieviti e le bucce, ha la funzione di arricchire profondamente il mosto, regalandoci un vino ricco di polifenoli e aromi complessi.
Grazie infatti alla presenza di queste sostanze, gli orange wines acquisiscono un profilo molto particolareggiato ed una struttura di corpo che li contraddistingue moltissimo dai corrispettivi vini bianchi.
A seconda della lunghezza del tempo di macerazione, possiamo trovare orange wines anche molto diversi tra loro, che presentano note più o meno accentuate di sentori minerali e fragranze erbacee di foglia di geranio.
Molti sono caratterizzati dalla forte presenza di note fruttate di frutta secca, frutta candita e scorza d’agrume, con una punta di miele, noce, albicocca, a ricordare molto i passiti.
Nel caso di macerazioni ancora più lunghe, si riescono anche a distinguere erbe aromatiche, spezie e pietra focaia, fino ad arrivare a sensazionali sottofondi di crosta di pane e legno tostato.
Il profilo olfattivo degli orange wines è molto complesso, ed in alcune tipologie si riescono addirittura a percepire note di zenzero, rabarbaro, anice stellato, origano e foglie di pomodoro.
Si tratta sicuramente quindi di una struttura molto corposa al palato, dove molto gioca la forte presenza tannica, la quale riesce a regalare aromi decisamente profondi e delineare in generale un profilo gustativo molto orientato verso le durezze.
Il processo produttivo degli orange wines
Ciò che rende quindi questi vini così diversi è proprio il sistema di produzione, caratterizzato da lunghe macerazioni, spesso effettuate in antiche anfore di terracotta, eccezionali alternative al legno e all’acciaio.
Segue un periodo opzionale dedicato all’affinamento in botti di legno, che ha il compito di potenziare le caratteristiche del vino, e di definirne nettamente aroma e sentori.
Successivamente, i vini vengono imbottigliati senza filtrazione, in modo da preservare ogni singola nota del suo profilo gustativo.
L’assenza di filtraggio, prevede che le bottiglie vengano conservate verticalmente o per decantazione, un processo che permette al vino di liberarsi dalle sostanze organiche.
Per gli orange wines spesso viene fatta una vinificazione secondo processi biologici ed eco-sostenibili, per evitare l’aggiunta di conservanti e solfiti, proprio come veniva fatto alle origini secondo le tecniche di macerazione georgiane.
Come abbinare gli orange wines a tavola?
Trattandosi di vini molto particolari, contraddistinti da un profilo gustativo estremamente complesso, gli orange wines richiedono anche degli accostamenti con cibi ben studiati. Questi vini difatti non si adattano bene ai piatti tendenzialmente associati ai rossi, nè tanto meno riescono a sostituire un vino bianco, e per questo rappresentano una categoria totalmente a sè stante, che richiede classi di abbinamento singolari.
Gli orange wines si sposano perfettamente per esempio con alcuni piatti della cucina orientale, soprattutto indiana e pachistana: le note fruttate e speziate ed i distintivi sottofondi agrumati, si abbinano molto bene a ricette a base di curry, curcuma, cumino, dove protagonisti sono tagli di carne dai sapori forti, come agnello e capretto.
Accompagnano egregiamente anche diverse pietanze della cucina giapponese, prime fra tutte il sashimi ed il sushi, ma anche piatti a base di funghi e risotti.
Nelle versioni più macerate, e quindi maggiormente strutturate, gli orange wines si abbinano perfettamente con formaggi erborinati o di media stagionatura.
La temperatura di degustazione ideale si aggira tra i 10 ed i 14 gradi centigradi, a seconda della tipologia, da servirsi rigorosamente in calici da vino rosso classico.
Probabilmente in relazione alle sue antiche origini, ancora oggi i vini orange più validi della penisola provengono dal Friuli, dove vengono utilizzati vitigni di Ribolla Gialla, Pinot Grigio, Chardonnay e Sauvignon.
Tra le bottiglie più pregiate si ricorda l’orange wine Ribolla Gialla di Radikon, un vino secco e fermo caratterizzato da sentori molto originali, il Ribolla Gravner, ed i vini della cantina Damijan tutti provenienti da vitigni goriziani.