Francesco Gravner, o meglio ancora Josko Gravner, nome con cui è conosciuto dai più è uno dei protagonisti assoluti del panorama vinicolo con la sua cantina Gravner, un professionista del settore indissolubilmente legato al Collio goriziano, che con la sua storia ha contribuito a rendere famoso in tutto il mondo.
Una storia che parte da lontano, fin dalla sua adolescenza, quando comincia a fare esperienza grazie ai vigneti piantati intorno alla sua casa. Dapprima con l’utilizzo dell’acciaio, per poi arrivare alla barrique. Un percorso che lo porterà infine alla svolta definitiva, quando verranno introdotte in cantina delle anfore dalla Georgia. Da qui appunto il nome dei suoi vini che tutti conosciamo.
Un lavoro segnato sempre di più dal rifiuto totale di qualsiasi prodotto di sintesi e che con i suoi vent’anni di onorata storia ha saputo privarsi di qualsiasi tecnicismo. Una tecnica di vigna attenta e intransigente, che ha fatto di questo produttore di vini del comune di Gorizia un professionista affermato nel suo settore.
Tra i migliori vignaioli d’Italia, la storia della Cantina Gravner
Come già accennato, il nome di Josko Gravner e della famosa Cantina Gravner sono strettamente legati all’uso delle anfore di terracotta e all’ancestrale e lunghissima macerazione sulle bucce.
La cantina del maestro degli orange wine, famosa ormai in tutto il mondo, si trova in una piccola frazione di Oslavia, nel territorio del Collio Goriziano, più precisamente nella località Lenzuolo Bianco, in una terra di confine dove le colture di Italia, Austria e Slovenia si incontrano.
Il nome gli è stato attribuito durante la prima guerra mondiale, quando vennero distrutte tutte le abitazioni, fatte salve quelle della famiglia Gravner e dei suoi vicini, poiché adibite a strutture per il primo soccorso.
Qui i vini Gravner hanno saputo con la loro tradizione integrarsi appieno con la natura, rispettandola e imparando a seguire i suoi ritmi spontanei. È così quindi che la sua cantina si caratterizza per una linea semplice e funzionale, sicuramente con pochi fronzoli, ma piena invece di anfore di terracotta interrate dove il vino viene depositato per completare il suo processo di evoluzione e maturazione.
Tra le più famose nel panorama dei vini del Friuli Venezia Giulia, questa tenuta si estende su 32 ettari, di cui una quindicina sono dedicati alle piantagioni di vite. Circondata da un ecosistema naturale molto variegato, con boschi, stagni e prati tutti ricchi di fauna e flora locale, essa si identifica appieno con l’idea di Josko, alla perenne ricerca di un equilibrio naturale saldo, che invece le coltivazioni intensive hanno distrutto.
L’attenzione alla biodiversità e alle fasi lunari fa della Cantina Gravner un specchio di realtà particolare, nella quale se dapprima si coltivavano anche Pinot Grigio, Chardonnay, Sauvignon Blanc, Riesling Italico, Merlot e Cabernet Sauvignon, ad oggi i vitigni allevati sono solo quelli autoctoni Ribolla Gialla e Pignolo.
A tutto questo si aggiungono le straordinarie caratteristiche naturali da cui le viti traggono benefici, come i centotrenta e i centonovanta metri sul livello del mare che assicurano inverni poco rigidi ed estati secche e calde e piogge frequenti durante la primavera e l’autunno. Infine, non dimentichiamo l’influenza del Mediterraneo a pochi chilometri e la bora che permettono una ventilazione abbondante e costante.
Tipologia di fermentazione e allevamento dei vitigni
Le fermentazioni della famosa Cantina Gravner avvengono esclusivamente per mezzo di lieviti indigeni in anfore georgiane interrate. Qui, il lunghissimo contatto tra il mosto e le bucce può arrivare fino a diversi mesi per giungere alla Ribolla.
Successivamente, si passerà poi a un periodo di invecchiamento lungo alcuni anni e caratterizzato dall’uso di grandi botti di rovere di Slavonia, seguito da un ulteriore tempo di affinamento in bottiglia altrettanto lungo, prima dell’uscita definitiva.
È così che prendono vita i vini della Cantina Gravner, sia rossi che bianchi macerati, dotati di caratteristiche uniche che ne esaltano vitalità ed energia e profondamente legati a tutto ciò che c’è di puro e di ancestrale.
Per quanto riguarda la tipologia di allevamento il principale sistema ancora oggi utilizzato è quello cosiddetto ad alberello, che può contare su un’altezza media delle piante di circa quaranta centimetri e di una distanza tra i fusti di ottanta o ottantacinque centimetri.
Tra le file invece si tende a lasciare circa un metro e mezzo di spazio, così da poter agilmente passare con piccoli trattorie altri mezzi utili. Per le piante vengono utilizzati in genere tre cordoni.
L’acqua resta di fondamentale importanza per tutta la produzione dei vini e dell’ecosistema che Gravner vuole preservare ed è per questo che oltre ai boschi circostanti, sono state piantate tutto intorno alberi da frutto, olivi e cipressi, in modo tale da favorire la biodiversità e richiamare le tante specie di animali che in passato si stavano quasi estinguendo.
In generale tutta la lavorazione rispetta appieno le pratiche biologiche e biodinamiche. Così l’utilizzo di rame e zolfo è ridotto al minimo, preferendo invece estratti naturali complementari o sostitutivi, e l’utilizzo di corno silicio e di corno letame, tutto scelto per ottimizzare gli spazi in cantina e per permettere una maturazione più delicata del vino.
Conclusioni
La Cantina Gravner si caratterizza per una filosofia unica, che nel tempo ha dato vita a vini straordinari, capaci di andare oltre ogni definizione del biologico o del biodinamico. La Ribolla Gialla, il Breg Anfora, il Rosso Breg, il Rosso Gravner, fino ad arrivare alle Riserve, sono dei veri e propri capolavori dell’enologia.
Negli anni la filosofia aziendale ha saputo evolvere e crescere, puntando alla valorizzazione delle uve autoctone, come la Ribolla Gialla, che comprende il 90% della piantagione e il Pignolo. Si pensi che le annate favorevoli contano poco più di trentacinque mila bottiglie, ma dal 2012 in poi, le ultime vendemmie hanno portato a poco più della metà di questo numero.
Complice soprattutto la frequente e forte piovosità autunnale, ci sono state importanti selezioni di uve e si è fatto fatica a produrne di più. Questi vini, insomma, non hanno fretta di uscire sul mercato, ma restano ancora a un livello di qualità e ricercatezza unici.