La settimana dedicata alla musica italiana è ormai passata, ma con essa rimangono le emozioni e i brividi che la straordinaria arte musicale è in grado di suscitare nell’anima e persino nel mondo del vino.
Sì proprio nel vino, perché è ormai ampiamente risaputo che l’uso di una buona musica in vigna può avere un effetto positivo sul gusto e sull’intensità di questa speciale bevanda, migliorandone persino l’olfatto e le percezioni gustativa, ma prima di addentrarci in questo mondo cerchiamo di capire quali sono le ricerche alla base di questa misteriosa e alquanto affascinante scoperta: perché la musica aiuterebbe a ottenere una bevanda più buona? E perché le note musicali possono contribuire positivamente nel processo di fermentazione del vino?
La musicoterapia come fattore vantaggioso per le vigne: mito o realtà?
Chi avrebbe mai pensato che far ascoltare musica a dei vegetali potesse comportare dei benefici sulla loro crescita? Può sembrare curioso e bizzarro, ma la musica è davvero in grado di migliorare le proprietà percettive del vino. Quella che potrebbe apparire quasi come una leggenda è invece una realtà che in Toscana viene utilizzata da molti anni e che sembra funzionare: far ascoltare alle proprie viti della buona musica, come quella di Mozart, aiuterebbe ad ottenere chicchi più gonfi e saporiti.
Pensare di mettere lungo un vigneto degli altoparlanti che trasmettono la voce di uno dei più grandi compositori del mondo della musica classica, ovvero quella di Mozart, può apparire alquanto bizzarro, ma è quello che fa da almeno dieci anni il proprietario di una nota vigna nella regione Toscana, dopo aver scoperto, per puro caso, che la musica di Mozart fa crescere l’uva più in fretta e rende gli acini maggiormente gonfi.
Le ricerche volte a dimostrare come l’uva diventi migliore con la musica
Del rapporto musica-vino e benefici si sono occupati anche alcuni studiosi italiani, ricercatori di vari atenei tra cui l’Università di Firenze e Pisa. Questi autori, nel corso degli anni, hanno cercato di dimostrare come l’uva diventi migliore laddove la vite e le cantine ascoltino musica. È proprio da qui che nacque il progetto “Suono&Vigna“.
Oggi non sono pochi i viticoltori e distillatori che usano questa tecnica durante la fermentazione dei vini e dei distillati nelle botti. Uno degli esempi più noti? Le grappe firmate dalla distilleria dei Berta di Roccanivo a Casalotto di Mombaruzzo, che dormono cullate dalle note melodiose della musica classica e della cromoterapia, capaci di rendere il movimento delle molecole più armonioso e restituire un sapore unico.
La musicoterapia come strumento di coltura delle vigne: quali effetti produce la musica sul vino?
I primi sostenitori di questo curioso fenomeno furono due enogastronomi austriaci: Markus Bachmann e Thomas Koeberl. Entrambi i professionisti si occuparono di studiare a lungo l’effetto della musica classica in cantina, e nella convinzione che le intense note della musica classica fossero in grado di produrre effetti straordinari sul vino brevettarono il progetto “SonorWine”.
È stato osservato che, nel corso della fermentazione, l’esecuzione di una sinfonia classica aiuterebbe a ottenere un vino più “raffinato” e intenso. Il progetto è ancora oggi molto seguito in diverse tenute, che hanno l’abitudine di fare ascoltare alle vigne le composizioni musicali di Mozart e altri esperti della musica classica, come una sorta di vitamina capace di nutrire l’uva.
Ma cosa succede se si fa ascoltare la musica alle vigne? L’esperimento compiuto dai due enogastronomi sopra citati sembrerebbe dimostrare come la musica faccia diminuire il valore dello zucchero e aumenti quello della glicerina, provocando il fenomeno denominato “mouthfeeling”, caratterizzato dal fatto che il vino diventa più secco, maturo, intenso e denso.
Si tratta di un’incredibile e innovativa scoperta. La ricerca effettuata ci ha permesso di capire da dove origina questo misterioso effetto positivo della musica sul vino: le onde sonore della musica sarebbero in grado di agire sui lieviti nel corso del processo di fermentazione, regalando una bevanda decisamente superiore, anche dal punto di vista olfattivo.
L’ascolto di musica alle colture
Accompagnare con la musica la produzione del vino non si limita al processo di fermentazione, ma anche alla primissima coltura. Un esempio di chi lo fa? Un imprenditore viticoltore, titolare dell’azienda vitivinicola Il Paradiso di Frassina che, in un’intervista recente rilasciata a un noto giornale, ribadì come fosse un comportamento abituale quello di far sentire la musica alle colture per ottenere un buon vino, ovvero per aumentare la fogliazione e farla crescere in larghezza, garantendo la maturazione dei grappoli in anticipo e senza alcun attacco di muffa e parassiti.
Unitamente all’Ateneo di Pisa e di Firenze, la ricerca è stata proseguita a più riprese negli anni ed è stata ribadita più volte l’importanza dell’accostamento dell’arte musicale applicata a tutto il processo di produzione, fin dalla primissima fase della coltura. I risultati delle varie ricerche sono state sorprendenti: il vigneto cresce di più e persino in anticipo, fino a circa quindici giorni prima consentendo così di vendemmiare in un periodo migliore.
Far ascoltare la musica a una coltura consentirebbe persino di azzerare la necessità di usare trattamenti chimici per proteggere la pianta da fastidiosi insetti e parassiti, risparmiando al contempo anche dal punto di vista economico. Ma come si presenterebbero le piante sottoposte a “stress sonoro”? Le ricerche metterebbero in rilievo che far ascoltare la musica alle piante aiuta a ottenere una superficie fogliare e un contenuto di clorofilla maggiore, con un aumento dell’efficienza nello scambio gassoso, permettendo così alla pianta di avere una maggiore resistenza e capacità di adattamento alle intemperie e ai cambi di temperatura (ad esempio siccità e vento).
Una pianta sottoposta a onde sonore musicali raggiungerebbe persino una maturazione adeguata in termini di zucchero, acidità e polifenoli, per almeno 10 giorni prima di altre piante non sottoposte allo stesso processo di sonorizzazione. In questo modo viene decisamente anticipato il periodo vendemmiale. Le ricerche hanno messo in evidenza un’altra differenza sostanziale: quella tra vinificazioni di uve utilizzando la musica senza suono e quella di vinificazioni raccolte usando il suono, contemporaneamente. Le prime hanno reagito producendo un vino più corposo in termini di gusto e sapore, con un’acidità minore rispetto alle seconde.
Un fatto comprovato: la musica aiuta a ottenere un buon vino
Che la musica aiuti ad ottenere un buon vino è dunque ormai comprovato, tutto cominciò con un esperimento effettuato in alcune sezioni di una vigna. Tramite l’uso di altoparlanti venne riprodotta della musica di Mozart, in questo modo si ebbe modo di notare che le piante più prossime agli speaker, apparendo persino più robuste, reagivano positivamente al suono delle note, crescevano in direzione del suono e producevano chicchi più grandi e succosi.
Tutto ciò non è magia, ma ha di base un fondamento scientifico: l’effetto positivo sulle piante e sul vino deriverebbe dalla capacità delle onde sonore, e in particolar modo delle frequenze che somigliano al suono dell’acqua che scorre, le porterebbe a svilupparsi in direzione della sorgente del suono, un effetto che certamente non si potrebbe ottenere con una musica rock o con un’altra tipologia di sinfonia differente da quella classica.
E perché la musica influirebbe sulla qualità del chicco? Probabilmente perché, sempre stando alle affermazioni dei ricercatori, le note melodiose della musica classica avrebbe la capacità di tenere lontani insetti e uccelli, un fattore che aiuterebbe a potenziare lo sviluppo della pianta libera da parassiti, per la quale non sarebbe neanche necessari i pesticidi.