Decidere di realizzare un vigneto è una decisione per cui bisogna mettere in conto una preparazione già alla base, fatta di completa informazione e utili consigli. Tra tutto ciò che c’è da sapere, una delle prime cose che si imparare a conoscere è di certo la barbatella.
Per chi non è avvezzo a questo termine, partiamo col dire che quando si parla di una barbatella di vite non ci si riferisce né a una piantina, né a una piccola vita e nemmeno a un alberello.
Descriverla come una semplice talea di vite innestata non le renderebbe però giustizia, tanto è il lavoro, l’impegno e la ricerca che da anni e anni i viticoltori e i vivai che se ne occupano hanno messo in campo.
Una volta acquistata, la barbatella non ha bisogno di innesto. Ma per meglio capire fino in fondo cos’è davvero e quali sono le sue caratteristiche, approfondiremo meglio l’argomento in questo articolo.
Barbatella, cos’è e perché è così importante
Per tutti coloro che sono curiosi di conoscere cosa si indica con il termine barbatella e il suo significato, partiamo col dire che con esso ci si riferisce a una talea, margotta o propaggine della vite che ha emesso la barba, ovvero le radici.
Per poter realizzare un corretto impianto di vigneti, si parte da un tralcio con almeno due gemme, che piantato verticalmente nel terreno, svilupperà delle radici, appunto, nella parte inferiore, mentre in quella superiore un germoglio.
Con la cosiddetta tecnica a talea si potranno ottenere delle viti a piede franco, ovvero con radici proprie, che garantiranno frutti ricchi di sostanze e particolarmente forti, grazie a cui si potrà ottenere una produzione equilibrata e costante.
Tutto questo processo è possibile in primo luogo grazie alla capacità della vite, così come di tante altre piante, di rigenerarsi, cioè di ricostruire alcune parti in modo autonomo, come in questo caso le radici mutilate. Una volta che queste si saranno sviluppate, il tralcio potrà essere considerato a tutti gli effetti come un individuo a sé stante.
La maggior parte delle barbatelle che oggi si trovano in commercio sono già innestate. Per meglio spiegare, ciò significa che queste sono state ottenute dall’unione di due tralci distinti e poi uniti tra loro, detti comunemente bionti. Dalla parte inferiore, chiamata portinnesto, si genererà col tempo l’apparato radicale, mentre la parte superiore, definita nesto, costituisce la chioma.
La fillossera, un temibile nemico
L’innesto delle barbatelle è strettamente legato alle problematiche causate dalla fillossera, uno degli insetti parassiti più voraci e pericolosi per la vite. Per fortuna ad oggi esiste un metodo naturale per combatterla, ovvero una particolare varietà di vite americana naturalmente resistente al suo attacco.
Ed è proprio per questo motivo che si è deciso di trasmettere questa capacità anche alle altre varietà, usandola come portainnesto e moltiplicando la resistenza alla fillossera.
Ma facciamo a questo punto un salto nel passato per capirne meglio l’origine. È, infatti, già nel 1850 che in Europa comparve per la prima volta la fillossera. Si pensi che questo temibile insetto è capace di portare la vite alla morte nel giro di pochi anni.
Si può ben immaginare come questa importante aggressività, unita all’impreparazione dei vignaioli dell’epoca, fece in modo che la propagazione fosse veloce e ampia, fino ad arrivare in tutto il continente.
Solo dopo 5 lunghi anni di studi approfonditi e tentativi si arrivò a comprendere la biologia del parassita e quindi a studiarne i rimedi. A quel punto, si arrivò finalmente a una soluzione che permettesse di poter continuare a coltivare la vite in Europa, quella appunto di produrre barbatelle già innestate composte da portinnesti di origine americana e nesti europei.
Per questo, vini provenienti da viti piantate con innesto daranno vita a una produzione sana e in grado di resistere alla maggior parte dei parassiti oggi esistenti. La barbatella ottenuta in questo modo, nonostante abbia un’aspettativa di vita non più elevata di 20 anni al massimo, riuscirà comunque a resistere all’attacco della fillossera.
Come viene realizzata la produzione della barbatella di vite
La produzione delle barbatelle comincia con la coltivazione delle piante madri, dalle quali si ricaveranno i portinnesti. Successivamente, nel periodo invernale, i tralci dei portinnesti e delle marze legnose vengono raccolti e messi a dimora in ambienti sicuri fino alla lavorazione.
Una volta tagliati i portinnesti in spezzoni di 30 cm e mantenuto nella parte basale un nodo, questi verranno raccolti in fasci provvisti di un’etichetta che ne indicherà varietà e clone.
Successivamente, avverrà poi un’ulteriore selezione dei tralci con le gemme da innesto, che servirà a eliminare quelli danneggiati o non ben lignificati.
A questo punto saranno tagliati mantenendo una gemma per marza, che dovrà avere un diametro che va dai 6 ai 14 mm. Subito dopo si passerà a disporli in sacchi con la loro etichetta descrittiva e a conservarli in celle frigo fino all’innesto.
Una volta ottenute queste talee, opportunamente paraffinate, si passerà alla cosiddetta forzatura in acqua o segatura, una fase che consisterà nel riporre tutto in apposite casse sistemate in locali con un’atmosfera controllata, con 30 °C circa e un’umidità del 95%.
Queste condizioni, che perdureranno per circa 15, al massimo 25 giorni, favoriranno lo sviluppo del callo di cicatrizzazione nel punto d’innesto, che porterà poi lo sviluppo della gemma con l’emissione del germoglio.
Le barbatelle così ottenute saranno a questo punto lasciate nei cassoni per circa 10-15 giorni per il loro rinverdimento e acclimatamento. Dopo un’ulteriore cernita e verifica dell’avvenuta cicatrizzazione del callo, si passerà finalmente alla messa a dimora in vivaio.
Anche in questo caso sapere cosa fare è importantissimo, conoscere le giuste tecniche su come piantare una barbatella consentirà, infatti, un portamento eretto e il giusto sviluppo dei tralci, grazie anche ad adeguate potature e trattamenti fitosanitari.
Conclusioni
Scegliere di avviare un vigneto non è una decisione che può esser presa a cuor leggero. Quasi tutte le viti, prima di tutto, sono state una barbatella. Questa piccola piantina, ottenuta da un tralcio di vite e all’apparenza insignificante, nasconde in realtà una grande forza.
Essa è infatti il capitolo iniziale di una storia unica, che darà vita a un nuovo vino con caratteristiche tutte sue. È importante dunque documentarsi bene e scegliere solo prodotti di assoluta qualità. Meglio fare attenzione anche al periodo migliore in cui piantarle, che va generalmente da metà novembre a inizio marzo.
Per chi è pronto a cimentarsi in questa nuova avventura, attenzione a muoversi entro la primavera, un punto di inizio per una nuova e grande avventura.