La strada del vino della Valpolicella è un’associazione di professionisti che ha l’obiettivo di valorizzare e promuovere l’omonimo territorio attraverso numerose iniziative, materiali divulgativi e punti informativi.
Non si tratta solo di percorsi tra le cantine, ma di una vera e propria esaltazione delle realtà culturali, economiche e sociali. La Strada del vino della Valpolicella si rivela una vera e propria esperienza sensoriale dove vista, olfatto e gusto sono sollecitati grandemente, regalando un ricordo indelebile della Valpolicella più autentica e antica.
Origini del nome Valpolicella
Il termine Valpolicella ha origini incerte e molte sono le teorie susseguitesi nel tempo: citato per la prima volta come Val Polesela nel 1117 in un editto di Federico Barbarossa, pare faccia riferimento al greco polyzèlos, ossia “dai molti frutti”. In realtà la tesi più accreditata è quella che fa derivare Valpolicella da Val Poli Cellae, cioè valle con molte cantine. In effetti la presenza del vino in questo angolo del Veneto è attestata sin dall’epoca pre-romana, quando il territorio era popolato nel V a.C. dagli Arusnati: il cosiddetto vino retino, come lo chiamava Plinio il Vecchio, viene citato anche da Marziale, Virgilio, Columella, Cornelio e conquistò presto i palati degli antichi romani, anche dei più sopraffini come quelli degli imperatori Tiberio e Augusto.
Proprio i romani, di cui restano tracce di domus nei comuni di Negrar e di San Pietro in Cariano, da grandi amanti del vino diffusero la viticoltura in tutti i territori da loro conquistati, anche se pare non amassero bere il vino in purezza considerato troppo corposo, tanto che tendevano ad annacquarlo con l’acqua.
Storia della Valpolicella
Grazie alla sua spiccata fertilità, il territorio della Valpolicella, ha favorito coltivazioni e insediamenti fin dal Paleolitico.
Furono inoltre trovati numerosi reperti risalenti agli Arusnati, una popolazione pre-romanica, attualmente custoditi nel Museo Maffeiano sito a San Giorgio di Valpolicella.
La tradizione vitivinicola nella Valpolicella è nata grazie alle condizioni climatiche pressoché perfette che si vengono a creare: le montagne a nord proteggono infatti i vitigni dai freddi venti settentrionali mentre dal Lago di Garda proviene la mite corrente chiamata ora, che regala un clima quasi mediterraneo.
I vini prodotti in Valpolicella sfruttano eccezionali vitigni autoctoni quali il Rondinella, il Corvinone, il Molinara ma soprattutto il Corvina dagli acini violacei. A tal proposito si tramanda un’antica leggenda sul colore del vino che pare in passato fosse bianco: durante un rigido e nevoso inverno, un gruppo di cornacchie in cerca di cibo si ritrovò a volteggiare sui campi e i tetti della Valpolicella. I contadini, alla vista dei neri e gracchianti uccelli, decisero di sterminarli: dalla strage si salvò solo una cornacchia, ritrovata da un agricoltore con le ali spezzate. L’uomo, buono di cuore, non uccise l’uccello, anzi lo curò: all’arrivo della primavera la cornacchia volò via, sorvolando come segno di ringraziamento i vigneti della Valpolicella. Da allora le uve si colorarono di nero come le cornacchie e i vini divennero color rubino.
La tradizione vitivinicola in Valpolicella si è sviluppata nel tempo, non senza attraversare periodi bui come i gelidi inverni, la diffusione di malattie dei vitigni come lo ioidio durante il Risorgimento e lo stesso abbandono delle campagne da parte dei contadini nel secondo dopoguerra. Questa emigrazione lasciò però intatti e autentici questi territori anche con l’avvento delle colture moderne: ancora oggi si scorgono antichi terrazzamenti realizzati con muretti a secco (le cosidette marogne), le vasche in pietra utilizzate per la preparazione del fungicida verderame, le ghiacciaie e i casoni utilizzati per conservare gli attrezzi.
Valpolicella: tra vigneti e paesaggi
La Strada del vino della Valpolicella è nata con lo scopo di far conoscere il patrimonio artistico, storico, paesaggistico ed enogastronomico di un territorio perlopiù collinare sito ai piedi delle Prealpi Veronesi. La Valpolicella è un insieme di valli che si aprono a ventaglio a nord di Verona, comprese tra i Monti Lessini a Nord-est e il Lago di Garda: il territorio, che nella parte più montuosa è punteggiato da cavità carsiche, nel tratto pianeggiante è attraversato da corsi d’acqua chiamati progni grazie ai quali questa zona è così florida. Le aree collinari della Valpolicella sono certamente quelle più pittoresche con uliveti, boschetti di ciliegio ma soprattutto filari di viti coltivati con il sistema a pergola veronese.
La Strada del vino della Valpolicella attraversa vici ossia borghi incantevoli, dimore cinquecentesche, parchi naturali, meravigliose pievi romaniche e cantine dove degustare le eccellenze vitivinicole della Valpolicella.
I comuni parte della Strada del vino della Valpolicella sono 19: Cerro, Dolcè, Colognola ai Colli, Cazzano di Tramiglia, Grezzana, Lavagno, Fumane, Illasi, Montecchia di Crosara, Pescantina considerata la porta d’ingresso della Valpolicella, Marano di Valpolicella, Nehgrar, Mezzane di Sotto, San Mauro di Saline, San Martino Buon Albergo, Tregnago, Sant’Ambrogio di Valpolicella, San Pietro in Cariano e Verona.
La Strada del vino della Valpolicella attraversa la zona a denominazione di origine controllata dove si producono l’Amarone DOCG, il Recioto della Valpolicella, il Valpolicella DOC Classico e il Valpolicella Ripasso.
L’Amarone DOCG nasce nel 1700 e si presenta come uno dei più longevi vini d’Italia visto che può invecchiare anche 20 anni che viene realizzato con l’appassimento delle uve all’interno di appositi locali dotati di tralicci di legno.
Il Recioto vanta tecniche di produzione di origine romana e il suo nome rimanda all’utilizzo solo dei grappoli posti ai lati del vigneto (il termine veronese recia significa infatti orecchio).
Il Valpolicella Classico pare che, nella sua forma più arcaica, sia stato prodotto persino dall’antico popolo degli Arusnati ed è stato proprio questo vino a essere citato nell’editto del Barbarossa del 1117: si presenta come un vino fresco e leggermente tannico, con sentore di rosa e ciliege e leggermente tannico al palato.
Il Valpolicella Ripasso nasce invece dalla fermentazione del Valpolicella Classico e si presenta come un vino pregiato, molto corposo, strutturato, meno acido ma molto più ricco di polifenoli: il colore del Ripasso è rosso rubino, al naso rivela note di vaniglia, lieviti e bacche rosse mentre al palato è vellutato e rotondo.
Esperienze in Valpolicella
Percorrendo la Strada del vino della Valpolicella si incontrano borghi dalla bellezza tutta da svelare, a partire da San Pietro in Cariano dove, oltre alla palladiana Villa La Serenella, sorge la meravigliosa Pieve Romanica di San Floriano risalente al VIII secolo. L’edificio in stile romanico è affiancato da un campanile che nella parte superiore rivela una policromia data dall’utilizzo alternato del cotto e del tufo: imperdibile una visita alla fonte battesimale in marmo custodita nella pieve e agli affreschi che adornano il porticato del chiostro seicentesco. Spostandosi nella frazione di Castelrotto invece è possibile ammirare i resti della fortezza del re longobardo Rotari, dalla quale la vista sui vigneti di San Pietro in Cariano è davvero spettacolare.
Un’altra pieve che si incontra lungo la Strada del vino della Valpolicella è quella di San Giorgio di Valpolicella, frazione di Sant’Ambrogio di Valpolicella: il borgo sorge in cima a una collinetta ed è considerato la culla degli Arusnati, di cui si possono scorgere ancora i resti di cisterne d’acqua e capanne. La Pieve di San Giorgio risale al VIII secolo e sorge presumibilmente su un antico sito pagano degli Arusnati, come dimostra la colonna della navata che sorge proprio su un’area sacra alla Luna e al Sole. Accanto al pittoresco chiostro medioevale, le cui colonnine sono impreziosite da capitelli zoomorfi, sorge un parco archeologico e un museo ricco di reperti archeologici. Sant’Ambrogio di Valpolicella è un borgo famoso non solo per la tradizione vitivinicola ma anche per l’estrazione del marmo attraverso le cave chiamate preàre: si pensi che il marmo con il quale è stata costruita l’Arena di Verona e la Fontana di Madonna sita al centro della veronese Piazza delle Erbe è stato estratto proprio a Sant’Ambrogio di Valpolicella.
Altro luogo da visitare percorrendo la Strada del vino della Valpolicella è Fumane, cittadina sita nel cuore della Valle dei Pragni alle falde dei Monti Lessini. Qui sorgono l’ottocentesco Santuario della Madonna di La Salette incastonato nella roccia sul fianco del Colle Incisa e la quattrocentesca Villa Della Torre. La dimora, restaurata nella seconda metà del ‘500 da Giulio Romano ha uno stile che ricorda le domus romane, con tanto di cortile cinto da un peristilio, la Grotta del Ninfeo e fontane con giochi d’acqua. Villa Della Torre, che a molti ricorderà anche il Palazzo Te di Mantova, è oggi un’apprezzatissima azienda vitivinicola dove è possibile fare visite guidate nei vigneti e degustare in particolare l’Amarone della Valpolicella.
Chi ama la natura può esplorare il Parco delle Cascate di Molina sito a 700 mt di altezza: l’area naturale è nata grazie alla costante opera erosiva del torrente Progno che ha dato così vita a cavità naturali, laghetti e cascate chiamate coaloni. Nel parco è presente anche l’imperdibile Museo Botanico dove sono conservate le principali specie vegetali del Parco Naturale della Lessinia.
A 10 km circa da Fumane si trova poi Riparo Solinas, una grotta abitata sia dall’Uomo di Neandertal che dall’Homo sapiens: tra le pitture rupestri in ocra rossa rinvenute sulla volta, c’è l’immagine dello Sciamano risalente a 35.000 anni fa e considerato uno dei reperti preistorici più antichi al mondo.
Passando per il borgo di Marano di Valpolicella, dove il paesaggio si arricchisce di terrazzamenti coltivati con meli, prugni, albicocchi e soprattutto vigneti, si può visitare la chiesa di Santa Maria di Minerbe: sita nella frazione di San Rocco e risalente al XII secolo, l’edificio conserva una pregevole statua lignea della Vergine col Bambino. Nella frazione di Valgarate si trova invece l’elegante Villa Guantieri edificata nel ‘400, con uno stile classicheggiante che vede la presenza di una loggia con torretta e di un porticato.
Gli amanti dell’adrenalina invece possono raggiungere il Ponte Tibetano situato tra la Valdadige e la Volpolicella: la passerella è sospesa nel vuoto e sovrasta, a un’altezza di ben 40 mt, il il Rio Mondrago.
Nel borgo di Negrar, che sorge sulle rive del Progno, è possibile infine visitare la cinquecentesca Villa Rizzardi con annesso Giardino Poiega, splendido esempio di giardino all’italiana e il Ponte de Veja: si tratta di un arco naturale in pietra calcarea sospeso sull’omonimo torrente che ha ispirato non solo il Mantegna che lo ha ritratto nella Camera degli Sposi all’interno del mantovano Palazzo Ducale, ma anche Dante nella scrittura dell’ottavo girone dell’inferno. Nella Villa Visconti Bertani, risalente al ‘500 e sita nella frazione Arbizzano di Negrar, si svolge oggi la più importante produzione vitivinicola della Valpolicella e una serie di visite guidate consentono di scoprirne i segreti ma anche di degustare gli eccellenti vini del territorio.